 If that’s the best that I could be? Than I’d be another memory.
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| Titolo: The Silver-Raven's Chronicles. Personaggi:Ian Maayrkas/Daniel Freeland, Jerome Derangale, Geoffrey Martewall, Guillaume de Ponthieu, Isabeau de Montmayeur. Genere: Avventura, Azione, Introspettivo. Avvertimenti: Shonen-ai, What if...(e se). Raiting: Arancione. Capitolo 1: Adesso sono qui. Era notte inoltrata, quando Daniel Freeland entrò nella stanza dell’amico convalescente.
Solo un piccolo raggio di luce riuscì a farsi strada all’interno della stanza, rivelando agli occhi del ventiduenne Ian sdraiato su un fianco a dormire, dandogli le spalle.
Aveva le lacrime agli occhi, sapeva di aver fatto all’amico un torto irreparabile, ma lui n’aveva forse colpa? Non era di certo lui il finto monaco che l’aveva pugnalato.
“Mi dispiace” disse a voce abbastanza alta da farsi udire da Ian che, lui lo sentiva con certezza, fingeva solamente di dormire.
Silenzio.
“Ero spaventato! Isabeau mi ha detto di salvarti e Donna ha spiegato che l’unico modo era ricoverarti d’urgenza! Avevi assoluto bisogno d’essere operato!” tentò lui nuovamente, con un tono che sapeva tanto di supplica, di bisogno di sentirsi perdonato.
Silenzio.
Freeland cercò inutilmente di cacciare indietro le lacrime, che scesero calde e inesorabili a bagnargli le guance.
Prese, lo stesso, il coraggio a due mani e si avvicinò al letto dell’amico.
Osservò gli occhi chiusi di Ian, pensando tristemente che, molto probabilmente non li avrebbe mai più visti brillare.
“Mi dispiace tanto” ripeté “Perdevi un sacco di sangue e io credevo... credevo che...” Ma non riuscì a terminare la frase, voleva allontanare il più possibile quel pensiero nefasto.
Si abbandonò contro la parete e si coprì il volto con le mani per asciugare quelle lacrime traditrici.
“Credevi che sarei morto e hai pensato bene di riportarmi al presente” concluse freddamente Ian per lui.
Daniel sorrise mestamente. Aveva, dunque, avuto ragione: il sonno di Ian era una semplice finta. Ma il moro rimaneva con le palpebre serrate.
Forse non vuole più neppure vedermi. Pensò lui.
“Tuo padre pensa che io sia coinvolto in chissà che cosa per via dei segni che mi ha lasciato Derangale” lo informò Ian senza accennare a voler aprire gli occhi.
“E allora? Preferivi, forse, morire?”
Maayrkas evitò la domanda, cambiando argomento. “Molto probabilmente hai cambiato il corso della storia” lo redarguì lui “Forse era il destino di Jean Marc de Ponthieu, quello di morire dopo la guerra.”
Freeland serrò convulsamente i pugni, cercando di trattenersi.
Tentativo inutile. “ Tu non sei Jean Marc de Ponthieu, tu sei Ian Maayrkas! Dannazione!” esclamò con rabbia, costringendosi a trattenere nuovamente le lacrime.
“Te l’ho già spiegato. Il vero fratello di Ponthieu si chiamava solo ‘Jean’. Quel ‘Marc’ che si legge sui testi di storia altro non è che l’erronea traduzione del mio cognome, Maayrkas.”
“Cazzate!” sbottò l’altro. “E poi non ho avuto altra scelta! Ian, ti rendi conto che stavi morendo!”
Il conte cadetto evitò nuovamente la domanda. Aprì finalmente gli occhi, rivelando uno sguardo sardonico che ferì Daniel più d’ogni altra cosa accaduta in quel breve periodo.
“Non avrai avuto altra scelta, ma di sicuro non ti sarà dispiaciuto, quando Isabeau ti ha ordinato di riportarmi qua”
Daniel rimase interdetto.
“Io ti piaccio” continuò Maayrkas. Non era una domanda.
“Be’...sei il mio migliore amico.” Rispose incerto.
“Non sviare il discorso, la tua risposta non centra nulla”
Daniel strinse ancora di più i pugni.
“Cosa potrà mai fregargliene al conte cadetto Jean Marc de Ponthieu, signore di Montmayeur?” inveì lui.
Sì, Ian gli piaceva terribilmente, ma adesso non sembrava più lui. Gli occhi non brillavano più ed erano ricoperti da una patina indecifrabile. Non sorrideva, anzi, lo scherniva e gli faceva male.
“Me ne frega eccome! Voglio sapere, semplicemente sapere!”
Daniel sospirò, imponendosi la calma. Parlò solo quando fu sicuro di riuscire a mantenere pacato il tono della voce. “Cosa vuoi sapere? Che sono geloso di Isabeau? Che sono egoisticamente felice d’aver avuto un buon motivo per portarti via da quella vita che poco a poco mi escludeva? E’ questo che vuoi sapere” riprese fiato. “Oppure preferisci sapere di come mi sentivo ogni volta che rischiavi la vita in cose stupide come il torneo? Di come mi sono sentito nel sentirti urlare sotto la frusta di quel dannato d’uno sceriffo inglese? Oppure di come ho cercato in tutti i modi di essere felice per te, ma non ci riuscivo proprio?”
Ian sgranò gli occhi, aveva pensato che quello di Daniel fosse stato solo un capriccio.
Freeland si lasciò scivolare lungo la parete fino ad arrivare seduto sul pavimento, cingendosi le ginocchia con le braccia.
L’amico scese dal letto e si sedette accanto a lui.
“Scusami, non volevo prendere in giro i tuoi sentimenti” sussurrò Maayrkas abbracciandolo come faceva quando erano più piccoli.
Daniel s’impose di non cedere, ma senza nemmeno rendersene conto si ritrovò a singhiozzare silenziosamente sul petto dell’amico com’era successo dopo la guerra a Bouvines, nella foresta.
“E Jodie?”
“Non l’ho ingannata, le voglio veramente bene, ma non quanto ne voglio a te.”
“Perché non me l’hai detto prima?” domandò prima di rendersi conto da solo quanto fosse stupida quella domanda.
Daniel si strinse nelle spalle “ Perché me ne sono accorto quando sei stato quei quattro mesi in Francia, poi quando eravamo nel medioevo non ne ho avuto il coraggio: sembravi così felice con Isabeau.”
Ian sorrise debolmente.
“Temo che quello dipendesse da Hyperversum.” Allo sguardo interrogativo dell’altro, decise di spiegarsi. “Credo che Hyperversum abbia generato quei sentimenti quando siamo entrati nel medioevo, finche rimango nel ventunesimo secolo non provo nulla per Isabeau.”
“Ma tu cercherai di tornare a Châtel-Argent, vero?” domandò Daniel accoccolandosi meglio tra le braccia di Ian.
“Sì. E’ mio dovere”
“Perché?”
“Sono il conte cadetto”
“Non è giusto...”
Ian sorrise. “La giustizia è soggettiva”
Daniel ricambiò il sorriso. “Fino qualche tempo fa non avresti mai detto una cosa del genere”
“La guerra fa cambiare, e capire, molte cose” rispose abbassando un poco il capo.
“Del tipo?”
“Non pensare minimamente d’essere stato l’unico ad essere preoccupato per la sorte dell’altro! Il terrore che potesse succedere il peggio non mi ha mai abbandonato.”
“Però tu vuoi tornare” notò Daniel con il tono più fermo che riuscì a mettere su.
“Sì. Sento che devo farlo.”
“Quindi tornerai ad amare Isabeau” decretò tristemente Freeland.
Ian lo strinse più forte. “Be’, adesso sono qui.”
Daniel sospirò, sì, Ian ora era lì, ma non sarebbe durato in eterno. Avrebbe voluto dirgli qualcosa, anche una cavolata qualsiasi, ma non aveva idea di cosa dire; forse voleva semplicemente dirgli una volta per tutte di amarlo, ma il suo orgoglio glielo impediva con tutte le sue forze.
“Vieni con me.” Gli propose Ian con un tono caldo, quasi suadente.
“Per vederti tubare come un colombo con Isabeau? Come no?!” rispose sarcastico l’altro, accennando un sorriso.
Ian sollevò con delicatezza il mento a Daniel, che si scostò subito, capendo cosa voleva fare l’amico.
“Perché?” chiese Maayrkas, stupendosi della reazione del biondino.
“Perché poi te n’andrai, non importa tra quanto, ma un giorno troverai un modo per tornare a Châtel-Argent.”
“Sei ripetitivo, questa sera” notò Ian. “Adesso sono qui” aggiunse con decisione, provando nuovamente a strappare un bacio a Daniel, che non si tirò indietro.
“Adesso sono qui” ripeté in un sussurro.
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