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Posts written by #Michelle

view post Posted: 29/3/2010, 10:49 Anime&Manga Heaven - Spam e contest
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view post Posted: 29/3/2010, 10:41 Anime & Manga Paradise - Spam e contest




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view post Posted: 13/3/2010, 18:11 [1^ Contest UP] Temptation - Spam e contest
I Premi
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3° Posto: Set di 5 Banner con misura a vostra scelta. Affiliazione Normale con il forum. 10 Spam. [Se il forum è già presente in tabella potete o far accrescere l'affiliazione (da affiliazione normale/speciale a gemellaggio) o potete richiedere 10 Banner o 15 Spam]
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Iscrizioni: dal 13 Marzo al 20 Marzo.
Contest: dal 21 Marzo al 28 Marzo.
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view post Posted: 4/1/2010, 01:45 Cambio NickName - Bacheca
Da { K u r e n a i ~ a V i e t n a m ~
view post Posted: 24/11/2009, 13:22 [Axis Power Hetalia] Opium: Once I Loved an Illusion (rosso) - General FanFiction

"Questa fanfic possiede contenuti non adatti ad un pubblico minorenne! Se sei minorenne, o una persona sensibile, sei pregato di non leggere"



Titolo: Opium: Once I Loved an Illusion
Fandom: Axis Power Hetalia
Personaggi: Cina (Yao Wang), Inghilterra (Arthur Kirkland)
Genere: Introspettivo, Erotico
Rating: Rosso
Avvertimenti: Oneshot, Lemon, Yaoi, Alternative Universe (AU)
Conteggio Parole: 443 (Word)
Note: Scritta per la mia cartella @ Criticoni per la Criticombola.


{ Opium: Once I Loved an Illusion ~




Arrivava sempre puntuale, ogni sera alla stessa ora: mai un minuto più e mai uno in meno. E, sin dalla prima volta che Yao Wang l’aveva visto aprire, e varcare la porticina della sua “modesta impresa a gestione familiare”, Arthur Kirkland si era sempre presentato come un giovane uomo distinto, elegante e indubbiamente di un elevato ceto sociale che, da una parte, non si sarebbe mai aspettato di veder diventare suo cliente, mentre dall’altra era per il cinese, immigrato a Londra da ormai anni, una vera e propria fonte di denaro. Ovviamente l’oppio non era un lusso per tutti e, nonostante gli introiti non mancassero, pochi erano quelli come Kirkland che sembravano, per aspetto e atteggiamento, dei principi.
Era proprio per quello che lo trattava sempre con un certo riguardo in modo da tenerselo sia come amico e, soprattutto, come cliente: l’ultima cosa che infatti desiderava era avere dei nemici importanti e potenti.
Quindi, alle dieci in punto, lo aspettava vicino alla porta - un sorriso sulle labbra e una buona dose di gentilezza e comprensione addosso - e quando l’uomo entrava lo salutava con un semplice, e dal dubbio accento londinese: “ Welcome, Mister Kirkland.”, per poi sporgersi a prendergli il cappello e il soprabito, aiutandolo con la solita accondiscendenza. Subito dopo lo accompagnava in una delle salette private, conducendolo lontano dagli altri clienti: l’aveva capito sin dal loro primo incontro quanto Kirkland fosse riservato e restio a mischiarsi agli altri habitué della Casa e ai giochi che i suoi fratelli e le sue sorelle erano soliti usare per allietare l’uso del fumo che vendevano.
Lo osservava quindi stendersi nel suo giaciglio preferito e lasciarsi andare, perdendo quasi quell’aria austera che lo caratterizzava; mostrando, agli occhi del cinese, una certa mollezza di carattere. Perché per lui, chi si lasciava trasportare dalle droghe non aveva carattere: lo pensava di tutti i suoi clienti ma, ovviamente, aveva sempre tenuto la bocca chiusa. Yao era un tipo abbastanza saggio ed assennato, e nonostante la gestione di quella fumeria, lui non condivideva assolutamente l’uso dell’oppio per le sue capacità allucinogene, ma la vita a Londra non era semplice e i diversi come gli immigrati, le prostitute e gli ebrei ad esempio, erano guardati con sospetto e per dare un tetto sotto il quale stare e da mangiare alla propria famiglia bisognava arrangiarsi.
Fruttavano parecchio quelle Case dell’Oppio e, nonostante le umiliazioni alle quali talvolta erano sottoposti, Wang e i suoi fratelli e le sue sorelle continuavano tutti a tirare avanti con la testa alta, orgogliosi di non essere schiavi della droga, come chi andava da loro alla ricerca di un effimero angolo di paradiso: tutti per soffocare pene e delusioni che, nella realtà, gravavano sulle loro teste. Yao però aveva presto imparato che la curiosità non rendeva come il silenzio e l’accondiscendenza; nonostante ciò, non poteva fare a meno di chiedersi perché Arthur Kirkland, giovane uomo così distinto e principesco, fosse lì a lasciarsi avvolgere da quel grigio fumo dalle dolci illusioni. Ma non gliel’aveva mai domandato: non era affar suo e sapeva che non avrebbe mai ottenuto risposta... anche se, era stato in grado di immaginare il motivo per la sua assidua presenza.
Wang...
Un sospiro accompagnò la solita routine di quella lunga serata e Kirkland, senza troppe parole, invitò il cinese ad avvicinarsi, guardandolo con i suoi preziosi occhi di smeraldo offuscati dall’oppio, carezzandogli il viso con dolcezza mentre lo attirava a sé, chiudendogli le labbra con le sue. E c’era ancora tanta tenerezza in quel gesto e, nonostante la morbida e accogliente bocca sapesse d’oppio, a Yao piaceva sentire la lingua dell’inglese carezzare la sua, inseguirla e catturarla, ancora e ancora, fino a quando la mancanza di fiato non li costringeva a separarli, lasciando le loro bocche unite solo da un fine filo di saliva.
Trovava piacevole quella danza e tutto ciò che ne seguiva, anche se era solo il preludio di un’altra delle tante umiliazioni alle quali sottostava senza mai ribellarsi. Non amava vendere il suo corpo e solo ai clienti più ricchi - quelli come Kirkland - era concesso il lusso di possederlo fino a quando i grigi fumi oppiacei non li lasciavano senza forze, conducendoli in un piacevole e soddisfacente sonno.
Si stendeva quindi sull’uomo, lasciandosi privare dell’elegante abito di seta blu, tremando ad ogni lusinga che veniva donata al suo corpo; piccole attenzioni che erano in grado di rendere quell’umiliazione piacevole, così diversa da quello che provava con gli altri suoi amanti, fin troppo spesso violenti e desiderosi di sfogare la frustrazione e il dolore che provavano al di fuori di quella casa. Ma mai, Arthur Kirkland, si era abbassato a ferirlo, aveva sempre tentato di causargli più piacere possibile, trattandolo come il più prezioso dei gioielli, portando il cinese ad una sola conclusione: le sue pene, quelle che lo portavano a frequentare quella fumeria, erano d’amore. Un amore tanto forte quanto doloroso che riversava in Yao e soffocava poi nel fumo.
Forse, era anche per quello che Wang trattava con molto più riguardo l’uomo, superando il fatto che fosse un cliente e una fonte di guadagno; perché quando Kirkland lo faceva coricare, salendo su di lui, e lo guardava con quegli occhi liquidi, offuscati dalla droga ma carichi di quel dolore che solo l’amore poteva dare, lo faceva sentire speciale. Non era più solo una prostituta d’alto borgo e non era neanche più un venditore di fumo: era solo l’illusione di Arthur, colei o colui che amava. E Kirkland diventava l’illusione di Yao, la persona che lo faceva sentire amato come nessun’altro era in grado di fare: senza violenza, cercando di essere più dolce e gentile possibile.
Socchiuse quindi gli occhi, assecondando ancora una volta le labbra dell’uomo sulle sue e le mani che affondavano tra i lunghi capelli, liberandoli dalla costrizione dell’elastico. Wang sapeva benissimo che quei gesti non erano per lui e non lo sarebbero mai stati, ma restava ugualmente sotto l’inglese, beandosi delle sue carezze e dei suoi baci che, lenti e passionali, scendevano sul petto, soffermandosi in ogni centimetro di pelle più sensibile per sentire ogni singolo gemito e fremito. Inarcandosi, Yao, si fece sfilare i pantaloni neri, offrendo il suo corpo nudo all’amante e alle sue attenzioni sempre più eccitanti, che lo facevano mugolare indecentemente. Non si vergognava di quei versi, né dell’arrendevolezza che lo aveva colto, gli importava solo che Kirkland continuasse senza fermarsi, aiutato dal grigio fumo che continuava a riempire la camera con la sua tenera ed illusoria fragranza.
Sempre in silenzio, l’inglese lambì con la lingua il ventre dell’altro scendendo sempre più in basso, causando un sussulto in Wang. Arthur non parlava quasi mai durante quei gesti né si era mai permesso di chiamarlo con un altro nome: era una forma di rispetto verso Yao. Era come se anche Kirkland fosse consapevole che quella era solo una splendida bugia causata dall’oppio. Nonostante il fumo e la droga, entrambi sapevano quale fosse la loro condizione e a nessuno dei due importava: c’era solo l’illusione e il piacere.
Le labbra di Wang si schiusero nell’ennesimo sospiro, allargando le gambe in un muto invito accolto subito dall’inglese che, sempre con i suoi attenti gesti, iniziò a prepararlo con un solo dito bagnato dalla propria saliva. Sempre con lentezza, con quel suo così piacevole amore, Arthur aumentava le dita quando sentiva il cinese rilassarsi e iniziare a spingersi verso di lui, mugolando e ansimando, e in quel momento lo baciava ancora, quasi con venerazione sostituendo le falangi con la sua eccitazione, che andava ad intossicarsi con il calore di Yao; la più rara delle droghe che poteva desiderare: due braccia che lo stringevano, le labbra che sfioravano le sue e i loro corpi uniti in uno in quell’antica danza tanto piacevole da essere considerata peccato. E, avvolti dalla tiepida atmosfera di quella saletta privata, cullati dal profumo dell’oppio e dal suo grigio fumo, raggiungevano insieme l’appagamento stretti ancora in quell’abbraccio d’illusorio amore.
Come sempre, da quando Arthur Kirkland aveva iniziato a frequentare quella fumeria nascosta nelle umide vie di Londra, dopo aver donato a Yao Wang il suo cuore - quello che non poteva dare alla persona che amava -, si lasciava andare ancora una volta, chiudendo gli occhi, e rilassandosi del tutto per quegli ultimi minuti che si concedeva ogni sera, permettendo al cinese di rivestirsi in silenzio. Poi, recuperata la sua aria austera e distinta, Kirkland si alzava dandosi un’ultima sistemata e si faceva riaccompagnare lungo i corridoi della casa, pagava Yao e se ne andava guardandolo negli occhi per un’ultima volta, in una muta promessa: sarebbe tornato, puntuale, la sera dopo.

Ancora una volta, entrambi, avevano amato un’illusione.

view post Posted: 24/11/2009, 13:20 [Axis Power Hetalia] Uno Scorcio Impossibile (verde) - General FanFiction
Titolo: Uno Scorcio Impossibile
Fandom: Axis Power Hetalia
Personaggi: Cuba, Svizzera (Vash Zwingli)
Genere: Introspettivo, Romantico
Rating: Verde
Avvertimenti: Yaoi, OneShot
Conteggio Parole: 794 (Word)
Note: 1. Scritta per la mia cartella della Criticombola su Criticoni. Tratta da questa immagine.
2. Scritta per via di questo articolo.

{ Uno Scorcio Impossibile ~



Giacevano su quel letto fatto di stracci, e forse anche di paglia, mentre una leggera e fresca aria primaverile penetrava dall'unica finestra di quella stanza dalle mura vecchie, sporche e prive in alcuni pezzi d'intonaco ma che ancora si reggevano ostinatamente in piedi.
Non erano grandi oratori, preferivano far valere le mani e le armi per preservare la loro figura autoritaria, ne avevano interesse a esserlo in quel preciso istante nel quale desideravano solo riposarsi e godersi quel breve momento di pace e riposo dopo la passione e la lussuria che li aveva colti.
E quindi nudi, coperti solo da una fine coperta trovava lì sul giaciglio, pensavano distrattamente e senza alcuna preoccupazione a quello che li aveva travolti solo mezz'ora prima. Avevano consumato quasi con rabbia - normale per i loro modi spesso bruschi - ma senza celare un certo desiderio reciproco, quell'unione che stava avvicinando le loro Nazioni sempre di più e, sinceramente, non ne erano pentiti. Anzi, erano particolarmente soddisfatti da quella piacevole mezz'ora di sesso.
Appoggiarsi a qualcun altro, economicamente e commercialmente, non era poi così male se i risultati erano quelli, neanche per due come loro che cercavano sempre di fare affidamento solo sulle proprie forze e, mentre una leggera e bianca nuvoletta di fumo di un sigaro abbandonava le labbra scure e grosse di Cuba, ancora disteso, Svizzera si mise lentamente seduto, restando coperto in vita dalla fine trapunta.
Sentì gli occhi dell'uomo sulla sua schiena, carezzandola con lo sguardo con delicatezza, e, ignorandolo cordialmente, afferrò il suo fucile per fare un po' di manutenzione, il tutto in rigoroso silenzio, spezzato poco dopo proprio dal cubano.
" Mi piace il paesaggio svizzero.", commentò con tono interessato, sbuffando un'altra boccata di opaco fumo.
Vash alzò allora lo sguardo dall'arma e lo posò diritto dinnanzi a sé, sulle verdi colline e la curata cascina che si vedeva attraverso la finestra aperta, nella quale alloggiavano i loro boss con i rispettivi accompagnatori.
" Questo è solo uno scorcio della bellezza della mia terra.", mormorò. Era orgoglioso della sua terra e anche se per difendere la sua neutralità era ricorso più volte alla violenza, non si era mai pentito di quelle sue scelte.
" Il meglio è coperto però.", ribatté Cuba, muovendosi leggermente per spegnere il sigaro sul pavimento già rovinato dal tempo.
Svizzera, non capendo l'affermazione, si voltò verso l'amante e, notando che ancora lo sguardo dell'uomo indugiava sul suo corpo, in risposta, gli puntò contro il fucile.
" Mi basta poco per ucciderti.", lo minacciò deciso. Il cubano, per nulla spaventato, ghignò grattandosi placidamente il petto scuro.
" E rovineresti questo bel pomeriggio con il sangue?", chiese, tirando poi verso di sé la coperta nel tentativo di scoprire il corpo di Vash - il paesaggio svizzero che tanto gli piaceva.
" Non rovinerei solo questo, ma anche il...", il biondo storse il naso, era strano quello che stava per dire - sia per la sua persona che per la situazione - ma era esattamente quello che stava accadendo alle loro due Nazioni. " ... anche il nostro presente e futuro."
" Romántico.", commentò l'altro, scostando la canna del fucile per poter attirare a sé Svizzera: stringendo l'esile corpo dell'amante tra le sue braccia muscolose. " Farò in modo che tutto funzioni.", assicurò, cancellando quel suo sorriso canzonatorio per sostituirlo con un'espressione seria. " Per te. Per me. Per la nostra gente. E soprattutto per noi."
" Mh... ti ammazzo se non funziona.", rispose Vash sempre con voce minacciosa, anche se era ormai chiaramente rilassato. Si trovava bene con Cuba e, anche se non l'avrebbe mai ammesso ad alta voce, e anche lui avrebbe fatto i salti mortali per non distruggere quella loro relazione.
" Ti darò filo da torcere con questi se oserai cercare di farmi fuori.", ribatté baciandosi le nocche del pugno chiuso. " Sono un duro a morire."
" Tsk."
Calmo, Svizzera, posò il capo sul petto di Cuba abbastanza soddisfatto da quella breve discussione e, mentre l'uomo iniziava a carezzargli tranquillamente il capo, passando le dita tra i capelli biondi, lui si godeva quelle attenzioni senza emettere alcun verso d'apprezzamento - doveva mantenere una parvenza di serietà, nonostante tutto.
Socchiuse gli occhi e guardò ancora una volta il muro e la finestra davanti a loro. Era un quadretto strano, uno scorcio quasi impossibile ma, d'altronde, data la loro situazione cosa poteva essere assurdo e cosa no?
E quello che vedeva gli piaceva, tutto. A partire da quel paesaggio, bello e pacifico, tipico della sua terra, fino ad arrivare al muro che ospitava la finestra, che era rovinato ma forte, come la terra del cubano.
Quel muro e quella finestra, alla fin fine, erano loro: così diversi e strani, ma ormai così vicini da non volersi più separare.

view post Posted: 24/11/2009, 13:17 [Axis Power Hetalia] Cravatta (verde) - General FanFiction
Titolo: Cravatta
Fandom: Axis Power Hetalia
Personaggi: Cuba, Austria (Roderich Edelstein)
Genere: Introspettivo, Romantico
Rating: Verde
Avvertimenti:Shonen-ai, OneShot
Conteggio Parole: 597 (Word)
Note: 1. Scritta per la mia cartella della Criticombola su Criticoni.
2. Scritta per via di questo articolo.

{ Cravatta ~



Nonostante i borbottii e le continue lamentele, Cuba rimaneva immobile sotto le precise attenzioni dell’austriaco che, bottone dopo bottone, aveva chiuso l’elegante camicia blu sul petto del cubano, l’aveva allacciata dentro i pantaloni neri e, sempre da solo senza alcun’aiuto da parte dell’altro, li aveva stretti con una cintura.
“ Penso sia esagerato.”, commentò.
“ Abbiamo un’importante riunione. Niente è esagerato in questo momento.”, ribatté Austria facendogli infilare una giacca scura, rattoppata all’interno a regola d’arte da Ungheria in modo da farla sembrare nuova all’esterno - non avrebbe mai smesso di ringraziarla per quello.
“ Sono troppo... elegante. Sembro un maledetto pinguino.”, esclamò ancora Cuba, digrignando i denti quando non riuscì ad infilare nella tasca della giacca la scatoletta dei suoi amati sigari.
" Davvero?", ironizzò Roderich con tono secco, facendo un passo indietro per poter osservare, con fare critico, il risultato finale. Poteva dirsi quasi soddisfatto.
" Davvero!", rispose il cubano, tentando ancora di infilare la scatoletta in quella dannata tasca.
" Non me ne ero accorto.", tagliò corto l’altro, causando un verso, simile ad un ringhio, a Cuba.
" Stai bene vestito così. Non lamentarti.", continuò l'austriaco.
" Non entrano i sigari.", si lamentò ancora l’altra Nazione.
“ Vuol dire che non devi fumare. Se ne compri di meno, sai quanto risparmi?”, gli fece presente.
“ Sono una delle poche cose che mi concedo in vita. Non me ne privo di certo solo perché ora sto con te.
“ Quando firmeremo quell’accordo filerai dritto.”, ribatté deciso Austria, afferrando la cravatta grigia che aveva lasciato sulla sedia, per poter completare la sua opera sul compagno.
“ No. La cravatta no.”, poteva lasciarsi vestire da pinguino - perché sì: si era lasciato vestire solo perché voleva bene a Roderich - ma quella cosa al collo non la accettava. Era come avere un guinzaglio e lui non lo voleva.
“ Non puoi stare senza.”, rispose Austria e, sistemandosi gli occhiali, si avvicinò quasi minaccioso a Cuba che, coraggioso, lo fronteggiò.
“ Certo che posso stare senza.”, esclamò afferrando la cravatta come per strapparla di mano all’altro.
Combatterono per qualche attimo poi, tirandola verso di sé insieme, si ritrovò Roderich tra le braccia che non mollava la presa, ostinato. Neanche quando il cubano lo strinse in un abbraccio, approfittandone.
Lasciami.”, si divincolò.
“ Prova a mettermi la cravatta, ora.”, ghignò Cuba.
“ Smettila di fare lo stupido. Non voglio arrivare tardi all’incontro.”
" Non cambiare discorso.", continuò divertito il cubano, cercando di baciarlo senza però grandi risultati - sperava di ammorbidirlo con qualche bacio ma era alquanto impossibile: Roderich era un osso duro, tanto quanto lui.
" E tu non cercare di baciarmi.", sibilò l'austriaco tirando ancora la cravatta. " Se la sgualcisci la ripaghi fino all’ultimo centesimo.", lo minacciò.
" Davvero?", sorrise con tono ironico.
" Davvero."
Austria non scherzava e Cuba lo sapeva benissimo, le sue minacce erano sempre vere, soprattutto quando si parlava di pagamenti, ma non aveva alcuna intenzione di cedere.
" Non la metto."
Roderich assunse un'espressione pericolosa e senza ribattere si fiondò sulle labbra del cubano, infilandogli la lingua in bocca fino a coinvolgerlo in un passionale bacio che lo lasciò senza fiato.
Dios...”, mormorò Cuba quando si separarono, guardando l’uomo che si sistemava gli occhiali quasi in modo imbarazzato.
Cravatta.”, ordinò poco dopo Austria, porgendogli l’oggetto con decisione, così tanta che l’altro la accettò senza controbattere convincendosi all’istante di una cosa: Roderich era un magnifico doppiogiochista, era riuscito a farlo capitolare usando lo stesso stratagemma che voleva usare lui solo pochi istanti prima. E la cosa non gli dispiaceva.
view post Posted: 24/11/2009, 13:15 [Axis Power Hetalia] Stupido Coso (verde) - General FanFiction
Titolo: Stupido Coso
Fandom: Axis Power Hetalia
Personaggi: Prussia (Gilbert Weillschmidt), Cina (Yao Wang)
Genere: Introspettivo, Comico
Rating: Verde
Avvertimenti: Drabble
Conteggio Parole: 110 (Word)
Note: Scritta per il Crack Meme di michiru-kaiou7.

{ Stupido Coso ~



" Ti detesto! Stupido coso!", ringhiò Gilbert, mentre Yao lo guardava accigliato e imbronciato.
" Sei inutile e nessuno, ripeto nessuno, può far arrabbiare il magnifico me!"
" Gilbert..."
" Zitto!", esclamò l'ex Prussia, con gli occhi che lanciavano fulmini d'odio, iniziando ad agitare pericolosamente il braccio. " Non ho ancora finito di insultare questo bastardo di un aggeggio guasto!"
" Ho i capelli bagnati e non voglio ammalarmi, aru.", rispose Cina.
" Il maledetto phone è rotto!", ribatté il tedesco, lanciando sulla testa del compagno un asciugamano. " Fai l'uomo e asciugali così."
" Gilbert...", il cinese sospirò e mostrò all'altro il filo della corrente. " La spina è staccata, aru."
view post Posted: 7/6/2009, 14:37 Miki's Gallery - Le vostre gallery
Ecco altre icon^^
Sempre di quello stesso set =O= sono tantissime e le devo caricare piano piano^^

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view post Posted: 2/6/2009, 13:06 Miki's Gallery - Le vostre gallery
eccone altre

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